Bussate e vi sarà aperto
24 febbraio 2022, la Russia invade l’Ucraina. La guerra bussa alle porte della nostra Europa, facendo aprire aldilà di ogni aspettativa, non solo le porte dei cuori ma anche le porte delle nostre case.
Anzi direi che entrambe si sono letteralmente spalancate!
Nella nostra diocesi da quel giorno abbiamo accompagnato più di 100 ucraini, soprattutto donne e bambini. Le prime famiglie sono arrivate a Melfi l’08 marzo con un pullman e il comune le ha ospitate presso l’hotel “Tetto”.
Altri sono arrivati successivamente con mezzi diversi e con pullman messi a disposizione da associazioni del territorio (Melfi, Barile, Venosa).
All’inizio del conflitto sono arrivati principalmente parenti e conoscenti di persone che già abitavano nei nostri paesi e che lavorano da anni nelle nostre comunità. Successivamente però, quando la guerra ha iniziato a dar prova di non volersi “risolvere” in tempi e spazi contenuti, sono arrivate persone completamente “spaesate”, nel senso più letterale del termine. Donne e bambini che abbiamo accolto e che hanno accolto il nostro farci prossimi, nel tentativo spesso arduo, di lenire gli sguardi di terrore che i continui bombardamenti avevano impresso nei loro volti, e di coccolare quei cuori in preda allo sconforto per tutto ciò che vita più non sembrava.
Tutti i paesi della nostra diocesi sono stati mossi da indescrivibile generosità, al punto da vederci costretti a sospendere le raccolte per il troppo materiale che stava arrivando e parliamo di tutto: cibo, detergenti, vestiario, farmaci, senza dimenticare l’attenzione per i bambini, con giocattoli, libri, colori…
Momento edificante per le nostre comunità è stato quello di far lavorare in sinergia associazioni di volontariato e del terzo settore, per venire incontro con maggiore efficacia ad una umanità che ci stava raggiungendo;
E così abbiamo visto associazioni sportive, culturali, ecclesiali e via dicendo, mettere a disposizione tessere per i ragazzi, organizzare momenti di integrazione. Istituti scolastici stilare progetti di accoglienza ad hoc per i bambini arrivati dall’ucraina con la presenza di mediatori culturali. E ancora, singole famiglie mettere a disposizione interi appartamenti, rinunciando all’affitto mensile, ed altre ospitare in casa propria condividendo la quotidianità con persone sconosciute.
Abbiamo incrociato tanti sguardi, incontrato tante storie, abbracciato tante paure, accompagnato tante solitudini.
Mi viene in mente e nel cuore Irina, parrucchiera. Una bomba cade sul negozio di proprietà, perde in un secondo il lavoro ed i sacrifici di una vita. Il figlio riesce a scappare con la fidanzata e la famiglia in Germania per non dover prendere in mano un’arma e combattere. Irina con la figlia e la nipote riescono ad arrivare in Italia…
Iulia, una bomba colpisce l’ospedale dove era ricoverata, parte per l’Italia insieme ad un altro gruppo di pazienti, da allora è in cura all’oncologico. La speranza, le preghiere ed il pensiero fisso sono per il marito, per i figli, i nipoti…
Alecsandra, raggiunge Melfi con la figlia e, nonostante la sistemazione lontana dalle bombe, la paura per aver lasciato un marito a combattere è tanto forte da non lasciarle pace, costringendola a prendere un treno per rientrare in quello che lei stessa ha definito un inferno.
Alina, è una delle persone più anziane ad essere stata accolta. Il suo disagio e la sua paura per ciò che ha vissuto si sono trasformati presto in totale disorientamento temporale e spaziale al punto da essere stata soccorsa e riaccompagnata nella casa che la ospitava dalle forze dell’ordine, che l’hanno trovata girovagare senza meta in preda ad un attacco di panico. Pochi giorni dopo ci siamo prodigati per aiutarla a raggiunge i familiari in Polonia…
È stato un lavoro di squadra il nostro, ben organizzato, che ci ha visti prendere tempestivi contatti con tutte le istituzioni perchè tutti potessero avere in tempi brevi un permesso di soggiorno, un’assistenza sanitaria e un codice fiscale per poi accedere al contributo nazionale.
I bambini sono stati accolti nelle nostre scuole con tanta umanità incontrandosi subito con i loro coetanei. Bambini gli uni, bambini gli altri: entrambi hanno dovuto fare i conti per la prima volta con la parola guerra. Empatia e solidarietà hanno fatto da padroni, e così si sono organizzati dei mercatini per vendere giocattoli col cui ricavato sono stati acquistati farmaci necessari da donare ai nuovi amichetti.
Sono nate nuove amicizie, si sono festeggiati nuovi compleanni, ci sono stati scambi di auguri e di doni che hanno provato a far dimenticare il motivo per cui erano qui. Momenti che hanno cambiato anche i nostri bambini, avendo sperimentato la gioia della solidarietà e dell’accoglienza.
Nei primi tre mesi abbiamo accompagnato tutte le famiglie ucraine con le risorse raccolte nei vari paesi che le ospitavano. È stato questo un tempo utile per conoscerli, per farci prossimi alle prime necessità, per tendere con delicatezza quella mano che ci ha permesso di diventare amici.
Da giugno invece, e fino a tutto settembre, abbiamo, come Caritas diocesana, aderito al progetto ApriUcraina promosso e finanziato da Caritas Italiana, dove insieme all’accoglienza abbiamo iniziato, grazie anche al tempo estivo, quell’integrazione così cara alla Chiesa che dice inclusione, partecipazione…uno di noi!
Abbiamo così iniziato ad organizzare con loro escursioni, piccole gite fuori porta per fargli conoscere le bellezze naturali della nostra Basilicata e fargli parlare della loro terra con i loro laghi e le loro montagne altrettanto belle. È stato bello prendersi cura non solo della loro fame di cibo, ma anche di quella del cuore! È stato bello vederli assaporare con la vista quei paesaggi che per un giorno li hanno riportati alla loro terra! È stato gratificante sentirsi ringraziare per tutto quello che abbiamo fatto per loro!
Certo non sono state solo rose e fiori, qualche spina c’è stata…
Ma come non comprendere lo smarrimento di chi in Ucraina aveva una propria vita, persino da “influencer nazionale ed internazionale” e si è trovata catapultata in una piccola realtà come la nostra?
E di chi è scappato non dalla guerra delle bombe russe ma da guerre interiori… troppo grandi per i nostri tempi e per le nostre forze…
Un grazie particolare va agli ucraini residenti qui che soprattutto all’inizio, prima di diventare esperti di traduttori digitali, ci hanno permesso di capire i loro primi bisogni, i loro modi di vivere, la loro cultura.
Un grazie ancora più grande va ad Alina e alla sua dolcezza. È stata una vera e propria interprete, dedicandoci con amore il suo tempo!
Alcuni degli ucraini hanno ora trovato un lavoro, e quella che era iniziata come una fuga improvvisa sta diventando la loro nuova vita.
Molti invece sono tornati in patria anche se la situazione non è migliorata. Hanno però deciso di avvicinarsi a casa con la speranza di poter tornare ad una vaga normalità, soprattutto per far riprendere le scuole ai loro figli.
Ogni partenza un inevitabile strappo al cuore come succede tra veri amici che forse non si rivedranno più, ma che con il loro grazie e il loro: “vi aspettiamo in Ucraina”, ci hanno ripagato dei duri mesi di lavoro, facendo per un attimo dimenticare anche a noi il perché eravamo lì, lì a far festa con nuovi amici, a salutare nuovi amici con l’augurio di una buona vita.
Stiamo certamente vivendo una tragedia, quella della guerra, che pensavamo di avere relegato alle storie dei nostri nonni o ai libri di storia.
Invece la guerra è tornata, è qui vicino a noi, e interpella tutti: quelli che la combattono, quelli che la subiscono, quelli che sembrano esserne lontani e al sicuro.